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Pitmarels

L’artista della falsa apparenza che, con i suoi stickers, costruisce una realtà fatta di immagini sovrapposte.

Scritto da
Chiara
Pubblicato
October 15, 2022

Pietro Marelli in arte Pitmarels, classe 1996, sovrappone immagini e figure prese in prestito dalla quotidianità per stravolgere la visione dello spettatore, provocando così negli occhi di chi osserva un senso di stupore.

Le opere di Pit prendono forma in due momenti differenti.

Da lontano, quando percepiamo le figure, e da vicino quando distinguiamo i dettagli.

Ma abbiamo chiesto a lui di raccontarci qualcosa in più sul suo lavoro, su come nascono le sue opere e a cosa si ispira. 

Ciao Pietro, ti abbiamo definito l’artista della falsa apparenza. Ma cos'è per te la falsa apparenza e da dove nasce questo concetto che è diventato il leitmotiv dei tuoi lavori?

Il concetto di falsa apparenza nasce da una scena quotidiana che mi è rimasta impressa anni fa. 

Ero in un supermercato, ed una anziana signora si stava animatamente lamentando con i commessi perché accidentalmente il bollino della banana Chiquita si era appiccicato a una pera! Mi sono chiesto perchè la signora si fosse lamentata così tanto, forse la banana senza il suo bollino era meno buona o matura? Non penso…

In quel periodo frequentavo l’Accademia di Brera, e allora da quel giorno -  anche con l’aiuto dei miei professori - ho iniziato a ragionare sul fatto che la gente tende molto a guardare la superficie delle cose senza entrare troppo nel merito. 

Durante i miei studi, ho sperimentato portando questo concetto all'estremizzazione.  

Il risultato? 

Ironizzare sul modo di vedere il mondo che mi circonda senza entrare troppo nel merito. 

Ho iniziato a vedere la realtà circostante in una altra veste. Forse più profonda? Non saprei dirlo, questo lo lascio dire all’osservatore.

Allora è per questo che la maggior parte dei tuoi soggetti sono molto spesso personaggi famosi e figure prese in prestito dalla realtà?

Si esattamente.

La maggior delle mie opere nascono da influenze durante la mia quotidianità o da scene di film, cartoni e personaggi famosi.

Penso sia una cosa inconscia ma sono attirato dal fatto che alcune figure la maggior parte delle volte abbiano la stessa posizione, fisionomia o un particolare che mi fa ricollegare subito a qualcos’altro.

Da qui nascono le opere tra arte e cinema in cui appunto ricerco in modo sistematico frame cinematografici in cui il soggetto rappresentato è della stessa posizione di un'opera d’arte o viceversa. Come per esempio nell’opera Fake Orgasm, in cui contrappongo l’Estasi di Santa Teresa di Bernini con Meg Ryan durante il finto orgasmo in Harry Ti Presento Sally.

Fake Orgasm Pitmarels

Pit, un altro elemento ricorrente e distintivo nelle tue opere sono proprio gli stickers. Da dove nasce la tua passione per gli stickers e quando hai deciso che questi sarebbero diventati la tua tecnica distintiva? 

Ho sempre amato gli adesivi fin da piccolo.

È una passione/ hobby che mi ha tramandato mio papà e soprattutto mio nonno. Un tempo c'era proprio il culto di andare in qualsiasi negozio per accaparrarsi l’adesivo, in qualunque posto dal benzinaio, al supermercato, dal panettiere e in farmacia. I ragazzini facevano la collezione come fossero figurine.

Mio nonno li collezionava e mi ha lasciato una scatoletta dove ci sono adesivi di tutti i generi dagli anni 30 agli 80. E’ grazie a questa scatola se il suo passatempo è diventato oggi il mio medium artistico!

Nei tuoi lavori, associ ad una approfondita ricerca estetica, il potere ironico delle parole che ritroviamo nei titoli dei tuoi lavori. Il titolo infatti nelle tue opere è molto importante. Quanto tempo dedichi alla scelta del titolo?

È vero il titolo è una componente fondamentale per ogni mia opera. Gioco molto con i suoni e i significati delle parole, tanto che la domanda più comune è: nasce prima l’opera o il titolo delle tue opere? 

Il titolo è parte integrante del lavoro e di quello che per me è il concetto di falsa apparenza.

Di solito nasce e penso prima al titolo che al lavoro stesso, come nel caso dell’opera dei  pantaloni intitolata: “ pantalone che calza o scarpa che veste” gioco di parole che fa molto riflettere chi li osserva. 

Pantalone Che Calza o Scarpa Che Veste

La tecnica degli stickers è diventato ormai il tratto distintivo. Ma ci sono degli artisti -  anche viventi  - a cui ti sei ispirato?

Ho sempre trovato affascinante il lavoro di Duchamp e Boetti ma ho anche studiato in particolare l’artista ceco Jiri Kolar e poi il maestro Magritte.  

All’inizio non ho vissuto benissimo il fatto di non avere un” maestro” , un vero punto d’appoggio su cui fare affidamento per la mia tecnica, soprattutto nei primi anni di sperimentazione in Accademia. 

Ora invece con un po’ più di consapevolezza posso dirti che forse è stato un bene perché mi ha dato modo di andare avanti con le mie gambe, per la mia strada e capire i vantaggi e svantaggi del mio medium e rafforzare sempre di più il mio stile.

P(h)ink Botero è l’opera in esclusiva su Onstream Gallery è realizzata con materiale particolare. Ci racconti di più sulla scelta dei tuoi materiali?

Da qualche anno sto sperimentando la mia arte su un materiale industriale, mi piace il fatto di ridare vita a un oggetto che ha già vissuto  il suo corso.

Sono affascinato da questo materiale perché appunto sembra molto resistente ma invece va maneggiato con cura, è molto fragile. Un'altra falsa apparenza potremmo dire.

Mi piace anche accentuare il fatto che questo è un materiale “ vissuto “. Infatti non ricopro mai i segni che ci sono già al suo interno, anzi li cerco di valorizzare reputandoli una caratteristica distintiva dell’opera. Inoltre, capita che a volte il materiale sia anche siglato con la sua data di nascita sul suo bordo come nel caso dell’opera P(h)ink Botero. E questo lo rende ancora più unica. 

P(h)ink Botero Pitmarels

Grazie Pit, siamo arrivati alla fine di questa chiacchierata. E’ un piacere averti tra i nostri artisti!

Vi vogliamo lasciare con un piccolo spoiler.

Stiamo lavorando insieme a Pietro ad un progetto che vedrà luce dopo l’estate. Per ora non possiamo dire molto ma sappiate che ha qualcosa a che fare con il nuovo modo di vivere arte. Online.

Ciao Collectors,

A presto,

Chiara









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