Matteo Capriotti è il giovane artista abruzzese di Onstream Gallery che frequenta l’Accademia di Brera, nel cuore di Milano.
Matteo dipinge quadri su tela con un solo unico obiettivo: fare in modo che l’osservatore venga risucchiato dalla profondità della superficie pittorica.
Ma cosa vuol dire esattamente?
Nel 2019 l’artista inaugura la sua seconda mostra personale, BÀTI, in cui la sua ricerca artistica compie un vero e proprio salto.
Non si tratta semplicemente di un esercizio pittorico a diverse campiture di colori, quanto della volontà di far immergere nella profondità della tela le persone: esternare una paura e permettere gli altri di immergersi dentro questa paura è un rapporto biunivoco in cui l’artista crea di fatto un legame con chi sta dall’altra parte.

La paura della profondità, la Batofobia, è il motore dell’attività artistica di Matteo: questa fase della sua ricerca trova la sua più completa espressione nelle sue parole.
Nelle mie opere cerco di creare il colore.
Voglio che il mio verde sia più verde, che il mio blu sia più blu, che il mio nero diventi sempre più nero.
L’acrilico, le paste colorate, la polvere di carbone mi aiutano a costruire l’intensità dei miei colori.
Preparo la mia tela con ampie pennellate e aspetto che si crei quella metafase tra l’asciutto e il bagnato: è in quel momento che dipingo direttamente con le mie mani, solo così posso creare ciò che ho in mente.
Matteo ha passato il 2020 a lavorare su questo concetto, che come lui stesso sostiene, sarà sempre parte della sua ricerca, la base dalla quale partire per continuare a creare opere d’arte che lo rappresentino al meglio.
Non meno importante tuttavia, anzi elemento di grande pregio, è la sua attenzione verso l’organizzazione di uno spazio fisico che ospiti le sue opere e soprattutto, la sua attività di produzione artistica.
Matteo ha infatti allestito il suo studio come uno studiolo, in cui l’amore per il collezionismo e per la storia che i suoi oggetti raccontano creano uno spazio dallo stile eclettico, in cui elementi orientali collimano il barocco, sconfinando nello stile massimalista.
La creazione delle opere e l’ossessione verso la cura di uno spazio in cui l’artista crea e si ricrea, sono due elementi che potrebbero sembrare sviscerati l’uno dall’altro, in realtà si tratta della rappresentazione completa di Matteo Capriotti.

L’artista, da grande cultore del dettaglio quale è, frequenta assiduamente l’Antica Libreria Cascianelli, gioiello nel cuore di Roma e scelto da Gucci come luogo iconico per alcune delle sue campagne.
Matteo Capriotti continua a sperimentare e ad andare avanti nella sua ricerca, sicuramente all’inizio di un percorso che promette davvero bene in termini di approfondimenti e mescolanze di stili e medium.
Per osservare al meglio le opere dell’artista, visita la pagina dedicata a lui, cliccando qui.