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Intervista a Juls Gabs

L’artista che unisce il modo reale a quello digitale.

Scritto da
Chiara
Pubblicato
October 15, 2022

Iniziamo da una domanda semplice. I soggetti delle tue composizioni sono molto eterogenei, da figure che rimandano al classicismo a soggetti di natura morta, ma anche soggetti estremamente contemporanei, raccontaci di più.

In particolare mi piacciono le composizioni del Romanticismo, i quadri preraffaelliti, le composizioni dell'Olanda e il Barocco. Tutte queste produzioni erano così kitsch all'epoca e mi hanno fatto pensare che Stravaganza today, is the classic aesthetic of tomorrow. 

I maestri di quel periodo influenzano molto le mie composizioni, cerco sempre di inserire qualche elemento preso da grandi capolavori, camuffato, non sempre così evidente. 

Nel caso di Ninfas' Secret, per esempio, c’è un elemento in particolare che ho ripreso da un famoso quadro.

Non è evidente, ma lo faccio soprattutto per me, io so che è li. 

E come ricolleghi questi soggetti classici con il mondo digitale?

Sebbene le mie composizioni siano influenzate dal passato, i miei soggetti e i temi che affronto nei miei lavori sono estremamente contemporanei. C’è sempre un richiamo al passato, per esempio in The Return of Benin Bronzes punto l’attenzione sul tema della de-colonizzazione culturale.

Nella versione virtuale dell’opera, visibile tramite il QR Code nascosto nella composizione, io aggiungo dei dettagli alla vicenda. Dettagli visibili ad un occhio molto attento ed analitico, un po’ come il mio. 

Inoltre la mia color palette deriva dal mondo digitale, i pastelli, le varie sfumature di viola e il fluo. Sono molto attenta alla scelta del colore nelle mie opere, credo che anche il colore sia importante in ottica dell’esperienza finale che voglio regalare allo spettatore. 

Tu stessa descrivi i tuoi lavori come un mix tra mondo digitale e mondo fisico. Quando hai iniziato a mischiare questi due elementi? 

L’elemento digitale è sempre stato molto importante e presente in tutta la mia pratica. All’inizio, facevo sempre uno schizzo di ciò che avevo in mente al computer e poi lo andavo a realizzare fisicamente; Sia che dovessi realizzare un’installazione, una scultura o un dipinto, la mia bozza era sul digitale.
Finché ad un certo punto mi sono resa conto che il “vero pezzo” è sempre stato lo schizzo digitale. Ed è sempre stato li. 

Poi mi sono soffermata a riflettere sul fatto che la nostra vita è costantemente un rimbalzare tra reale e digitale. Le app che usiamo tutti i giorni per leggere le news, comunicare, mettere like ai gattini, decidere dove andare a mangiare e anche dove sognare di andare in vacanza.
Amo perdermi in questo mondo pixellato ed entrare in questo loop. 

Le mie sono tutte opere digitali, opere che stampo, ma sono opere digitali. Stampandole diventano opere fisiche, ma non volevo farle perdere la loro essenza digitale, così in alcune inserisco un QR Code che le riporta alla loro realtà, quella virtuale, e quindi al mondo digitale.

Altre opere invece sono dei veri e propri ibridi. In questi casi, parto sempre dal mio sketch in digitale, poi stampo il lavoro. Su questo lavoro, intervengo manualmente, poi lo stampo nuovamente in digitale e vado avanti così, con questo loop, finché non sono pienamente  soddisfatta. In questo modo creo opere che non sono né digitali né fisiche, sono degli ibridi a tutti gli effetti. 

Parliamo del tuo ultimo lavoro, Ninfas' Secret che hai creato apposta per la mostra Blending Boundaries, chi sono queste ninfe?

Le Ninfas sono un gruppo multi genere di donne di oggi che giocano insieme, raccontano storie come in un racconto di un mito antico. 

Si potrebbe pensare che questo sia molto contemporaneo: il tema della fluidità di genere. 

Ma come ho detto prima, molta della mia influenza guarda al passato. Negli antichi miti greci e romani il genere non era una preoccupazione, ma una curiosità naturale. Non era un tabù. 

Quella curiosità, quella lussuria che nel dipinto ho voluto rappresentare con delle arance e dai frutti che li circondano (se volete sapere cosa succede, scansionate il QR). 

C'è così tanto che si potrebbe dire su questo dipinto, ma non voglio distrarre lo spettatore dal guardarlo. Voglio dire solo che le persone nel quadro sono bellissime, misteriose e sexy, e che dobbiamo essere orgogliosi della società diversa che oggi stiamo creando insieme. 

Ultima domanda, da amante delle tecnologie quale sei, hai trasformato alcune delle tue opere digitali in NFT. Come ne pensi di questa nuova tecnologia e perché hai deciso di utilizzarla?

Io ho iniziato a sperimentare con gli NFT durante il lockdown, nel 2020. In quel periodo stavo lavorando ai miei Google Maps Painting. 

Oggi utilizzo le varie piattaforme NFT per vendere alcune delle mie opere digitali e i miei Google Maps Painting. . Credo che la blockchain abbia dato un grande potere agli artisti, nella possibilità di autenticare e quindi vendere le opere d’arte digitali, e di conseguenza “rassicurare” il portafoglio dei collezionisti. 

Più di tutto credo che sia una grande soluzione per commercializzare non solo i pixel, ma anche i concetti.

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